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La caduta del Cavaliere

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La Republica

Perù

Dopo aver guidato per 20 anni le sorti dell’Italia con metodi e pratiche che farebbero arrossire il  leader politico più populista e sfacciato dell’America Latina, e con uno stile di vita esagerato e la cui unica ideologia sembrava il successo a tutti i costi, Silvio Berlusconi è diventato vulnerabile.

Quest’uomo nato da una famiglia di classe media, che da giovane si era guadagnato la vita cantando sulle navi da crociera e che è diventato l’uomo più ricco del suo paese, un pioniere nell’arte di concentrare i mezzi di comunicazione (nel suo caso la televisione) e il proprietario della famosa squadra di calcio A.C. Milan, per una volta è rimasto senza risorse, ed è caduto.

Non conta piú lo spesso strato di trucco che nasconde il suo volto pieno di rughe e secco come una pergamena, e neppure il fondotinta colorato che cerca di ringiovanirlo e che gli ha sempre dato un aspetto funereo da statua di cera: oggi sembra più umano che mai.

La carriera cominciata nel 1994, quando alla guida di Forza Italia, promettendo di rigenerare la politica nazionale, fu eletto primo ministro, è terminata il 27 novembre alle 17,43: ”Un istante che è già entrato negli annali della storia d’Italia”, come dichiara il quotidiano El Mundo: “Proprio in quel momento, in un silenzio quasi sepolcrale, il presidente del Senato italiano ha annunciato l’espulsione di Silvio Berlusconi“.

Si è arrivati a questo estremo, a lungo parso impossibile, quando recentemente la Cassazione ha confermato la condanna per frode fiscale nel caso ”Mediaset”, il suo impero mediatico con il quale gonfiava i prezzi dei film per evadere le tasse, destinando questi soldi a conti esteri.

Grazie all’ applicazione della legge Severino, che prevede l’espulsione di coloro che ricevono una condanna a più di due anni di carcere, il Cavaliere ha perso la carica di senatore. Non potrà più esserlo per altri sei anni, quando ne compirà 83.

Questo è stato solo l’ultimo capitolo della storia di un uomo con una “insopprimibile tendenza a delinquere”, come è stato qualificato nel caso Mediaset. Per tutta la vita Berlusconi si è seduto sul banco degli imputati per i più disparati capi d’accusa, sebbene abbia solo ultimamente ricevuto la sua prima condanna definitiva.

Sta ancora aspettando che venga risolto il ricorso presentato contro la condanna per corruzione di minori nel caso “Ruby”, la prostituta marocchina con la quale ha avuto relazioni quando era minorenne in una delle molteplici orge che hanno rafforzato il mito virile dell’ex primo ministro.

Uno scandalo venuto alla luce quando la ragazza nel 2010 fu fermata per furto. Per salvarla, Berlusconi telefonò alla centrale della polizia di Milano chiedendo che venisse liberata in quanto nipote dell’allora presidente egiziano Hosni Mubarak.

Probabilmente niente di tutto ciò sarebbe potuto accadere se l’allora potente leader del centro destra italiano non avesse perso i suoi appoggi politici. La stoccata decisiva gliela ha data il suo ex delfino Angelino Alfano meno di un mese fa, dopo averlo abbandonato nel pieno della coalizione di governo guidata da Enrico Letta.

La verve, il malcostume e la mediocrità sono l’impronta che Berlusconi ha imposto per tutto questo tempo al suo paese, in cambio di immunità e di potere assoluto. Anche la corruzione, la concussione e la prepotenza, che gli hanno infine presentato il conto, pur essendo l’Italia assuefatta ad una classe politica così abituata allo spirito di corpo. Il principio viene confermato, e si spera con un numero sempre maggiore di casi nel mondo: nessuno è più intoccabile.

(pubblicato il 30 novembre 2013)

[Articolo originale " La caída del Cavaliere" di Raúl Tola ]


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